Approfondimento

Se il fisco non cambia, i diritti sociali cesseranno di esistere

Lo schema ambivalente del gettito, un po’ tecnico e un po’ politico, porterà al collasso i nostri cittadini

l’offerta di soluzioni (quelle che provengono dai tecnici)
è varia e chiara, la scelta dei fini, invece, (attività discrezionale tipica della politica) chiara non si mostra affatto; essa, piuttosto, sembra il cascame di una partecipazione organizzata di volta in volta, di tecnici e politici che si influenzano a vicenda; tutti fuori posto, per modo che la decisione che ne deriva non spetti né alla tecnica né alla politica. Tant’è. La sensazione del cittadino di camminare sopra una superficie malcerta e, da un momento all’altro, di cadere nel vuoto è fortissima. Ci si sente come parte di una moltitudine che segue un carro funebre (come annotava Baudelaire ). Se pensiamo all’economia, addirittura, manca l’aria e viene da tossire. Qui non troviamo alcuna creatività né tecnica né politica.
Financo nella rigidissima Cuba di Castro, davanti alle gravi difficoltà che appiattiscono il prelievo di finanza pubblica nel 1959, fioriscono idee, magari bizzarre (e non condivisibili nel merito), come quella del Ministro delle Finanze Rufo Lopez Fresquet che propone un’imposta per colpire gli appartenenti al belmondo (il Borghese, 23 luglio 1959).  Ma torniamo all’economia di casa nostra.  Non ci affaticheremo mai nel ricor dare che ogni soluzione shock (auspicata dal governo) non può che provenire, anzitutto, dal fisco: certo, non da un fisco declassato ad amministrazione di provincia.  Non «fisco ragioniere», pensato come cieca sommatoria di singoli adempimenti tributari. 
Prof. Avv. Vittorio Emanuele Falsitta
I provvedimenti adrenalinici stanno altrove, e, in ispecie, non fingono di essere: sono. Bisogna possedere il coraggio politico e l’autorevolezza per adottarli. Si immagini, solo per fare un esempio, un’esenzione provvisoria delle plusvalenze immobiliari. Eliminare temporaneamente l’imposta su tale categoria di reddito accenderebbe le polveri (e rafforzerebbe la posizione dei venditori, magari bisognosi di vendere, nei confronti degli acquirenti spregiudicati). La politica alta, tuttavia, resta quanto mai essenziale e urgente; ha coscienza della «crisi dei fondamentali», ossia, degli ordinamenti giuridici, privi delle dotazioni per entrare nella contemporaneità. Crisi degli ordinamenti giuridici (eccessivamente densi di Ottocento) secondo il pensiero di Hans Kelsen significa crisi della norma e dello Stato (Il problema della sovranità).
Un esempio: se il sistema fiscale (parte dell’ordinamento giuridico) non sarà capace di dare a sé stesso una profonda mutazione, non riuscirà a «tassare i nuovi fatti economici», quindi a raccogliere finanza, quindi a garantire l’esercizio dei diritti sociali (salute, istruzione, ecc.). In altre parole, il fisco diverrà terminale e così lo Stato. La considerazione è tutt’altro che teorica. 
Si pensi al collasso dei redditi di lavoro dipendente nei prossimi cinquant’anni (prospettato da centri di ricerca di importanza globale) e alla mutazione delle forme con cui si manifesterà la «ricchezza tassabile» (cfr. la vicenda delle imposte digitali).

In conclusione, con massimo rispetto istituzionale, la politica «ermafrodita» (un po’ politica un po’ tecnica) che sembra scaturire dalle decisioni di oggi, se non avverte tali eccitazioni, non sarà adatta a dare seguito alla civiltà.
La copertina del libro “Imagoeconomica”. Prof. Avv. Vittorio Emanuele Falsitta 2022. Editore: Giuffrè